La Puglia è una regione incredibile, ricca di arte, ricolma di cultura il tutto annaffiato con dell’ottimo vino e dell’incredibile cibo. Negli ultimi anni abbiamo visto aumentare notevolmente l’affluenza estiva verso questa parte d’Italia, sia da stranieri attirati dalle sue meraviglie uniche al mondo, sia da Italiani che cercano vacanze locali e a costi contenuti. La mia famiglia, dalla parte di mio papà, proveniene da Alberobello: incredibile paese dichiarato patrimonio dell’umanità grazie ai suoi singolari Trulli che, ancora oggi, richiamano migliaia di visitatori da ogni parte del mondo, tutto l’anno.
Eppure, non è tutto oro quello che luccica.
Negli anni passati, in cui sono stato “ospite” della Puglia, ho visto grossi cambiamenti per accettare il turista e farlo divenire una risorsa, piuttosto che un gallo da spennare (come tipicamente accade nelle zone turistiche), ma c’è ancora molto da fare: questa regione potrebbe divenire il nuovo motore capace di alimentare l’economia nazionale, capace di generare introiti e fatturati stellari, se solo le sue attività commerciali cambiassero mentalità.
Purtroppo (e lo dico perchè mi piange il cuore), la mentalità è quella classica del meridione con i propri ritmi, le proprie abitudini e i modi di fare: nonostante ci provino a cambiare, la base rimane sempre quella. Nel video qui sopra vi spiego con due esempi che mi sono capitati ad Agosto 2016: quello successo nella città del Vino Primitivo, Manduria, precisamente nella cantina adibita a Museo del vino, non ha scusanti: pregustavo già la possibilità di assaggiare vino girando per il museo, godere degli odori di uva mista al legno delle botti, comprare vino a profusione da riportare a casa.
Invece mi ritrovo di fronte a semplicemente due commesse che ci negano il giro al museo per mancanza della persona addetta e che per il tour è necessario prenotare, con almeno un giorno di anticipo: questa cantina indicata a Manduria come Museo del Vino nella città del Vino Primitivo, non ha capito nulla di come si fa girare un business. Turisti di passaggio che volevano visitare il museo ampiamente indicato dalla cartellonistica stradale, uscivano tristi con i soldi in mano al posto delle bottiglie di vino.
Mi rattrista il pensiero del giro d’affari perso che avrebbe potuto fare la cantina organizzando un tour nel museo o nella cantina dove il loro oro alcolico viene prodotto: avrebbe alzato notevolmente l’asta dela valore percepito invogliando ulteriormente all’acquisto anche di bottiglie di un livello che, normalmente, il turista non avrebbe nemmeno acquistato.
La Cantina avrebbe fatturato tanto di più se avesse utilizzato la testa, al posto di due semplici commesse addette alla mera vendita del vino.